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lunedì 29 agosto 2016

L'ontano tra miti e credenze

Famiglia: Betulacee
Genere: maschile
Pianeta: Venere, Luna
Elemento: Acqua e Fuoco
Poteri: protezione, divinazione, guarigione, stabilità
Fioritura: primavera
Parti utilizzate: foglie e corteccia

L'ontano predilige i terreni umidi presso i laghi e i fiumi. Quando cresce isolato può assumere forma contorta, ma se si trova in gruppo si slancia verso l'alto e può diventare moderatamente vecchio. L'ambiente fertile, vibrante e lussureggiante che si sviluppa sotto l'ontano offre cibo e rifugio a molti animali. Le radici di quest'albero si sviluppano molto in profondità nei terreni umidi. Possono consolidare e rigenerare il terreno in luoghi in cui gli altri alberi non attecchiscono, per la carenza di ossigeno e perché le radici marciscono. Accanto ai corsi d'acqua, gli ontani a volte mostrano grosse radici scoperte, che proteggono le sponde dall'erosione. Processi simbiotici nelle radici permettono all'ontano di fissare l'azoto dall'aria: l'alto contenuto di azoto dell'albero si rivela anche nel colore grigiastro che appare in autunno sulle foglie. Quando queste cadono, l'azoto e gli altri minerali passano nel sottobosco. Grazie a questo e alla sua capacità di rafforzare, ventilare e drenare il suolo, l'ontano fa sì che terreni umidi non diventino paludi o acquitrini. In posti troppo paludosi e poveri di nutrienti, l'ontano viene sostituito dalla betulla.
Poiché il suo legno resiste bene all'acqua, veniva usato in passato per gettare le fondamenta dei ponti e costruzioni sull'acqua. Venezia poggia su basi di ontano, così come Amsterdam. Immerso nell'acqua, diventa immarcescibile, virtù, questa, conosciuta fin dall'antichità. Scrive infatti Vitruvio che fu impiegato nelle paludi del Ravennate per la costruzione di strade sopraelevate. Anche molte cattedrali medievali poggiano su pali di ontano. Oltre all'acqua, l'ontano era  associato anche al fuoco: gli antichi fabbri e vasai preferivano usare le braci di ontano, che sviluppa più calore delle altre.
Il culto di quest'albero scomparve in Grecia in tempi antichissimi, ma un'eco ne rimase nell'Odissea, dove si racconta che intorno alla grotta di Calipso cresceva un bosco rigoglioso di ontani, pioppi e cipressi, piante collegate alla morte-resurrezione. L'ontano è considerato particolarmente pegno di resurrezione perché le sue gemme sono disposte a spirale. 
Il suo culto sopravvisse nell'Europa celtica, divenendo simbolo del combattente valoroso. L'ontano è intimamente connesso all'eroe Bran, e addirittura si identifica con lui. Ancora oggi nella campagne irlandesi abbattere un ontano sacro è considerato un delitto che provoca l'incendio della casa del colpevole.
Era chiamato "guardiano del latte"; infatti, era molto utilizzato per fabbricare i secchi del latte e altri contenitori, sia per i prodotti caseari, sia per gli altri liquidi.
Una volta l'albero era apprezzato per i tre colori naturali che se ne ricavavano: il rosso della corteccia, il verde dei fiori e il marrone dei rami, simboli rispettivamente del fuoco, dell'acqua e della terra.  Con i suoi rami, inoltre, si fabbricano ottimi zufoli e flauti, caratteristica che lega l'ontano anche all'elemento aria. Il suo legno, di facile lavorazione, serviva per fabbricare zoccoli e manici di scopa. La segatura ancora oggi è usata per affumicare pesci e carni. 
Nonostante se ne ricavi un buon carbone, l'ontano è un cattivo combustibile: è, dunque, resistente sia all'acqua che al fuoco. Esso simboleggia il fuoco della volontà che lentamente esce dall'oscurità delle origini, la luce della coscienza che porta chiarezza nelle regioni oscure dell'interiorità.
Sembra che scudi di ontano venissero utilizzati in particolari rituali allo scopo di richiamare da dentro l'individuo la capacità di difendersi e proteggersi dal potere corrosivo delle emozioni espresse nella loro dimensione negativa.
Aveva e ha molte proprietà medicinali: viene chiamato anche "china nostrana", perché febbrifugo; il bagno di foglie, preventivamente riscaldate al forno, è un rimedio popolare contro i reumatismi. E il cataplasma di foglie secche, già raccomandato da santa Ildegarda, facilita la cicatrizzazione delle ulcere. La corteccia si usava per conciare la pelle, il legno per la produzione di carbone e i ramoscelli primaverili freschi erano usati per spazzare il pavimento. 
Nel Medioevo cominciò a evocare simboli sinistri forse per le inquietanti caratteristiche o per i contorti e nodosi rami che d'inverno, spogli, sembrano evocare sinistre presenze. 
La linfa dell'ontano, infatti, diventa rossa quando viene a contatto con l'aria; pertanto, una volta tagliato, sembra che l'albero sanguini. Come abbiamo visto, cresce soprattutto in aree umide, e perciò è stato spesso visto come creatura della nebbia (per non parlare degli spettrali acquitrini), un mondo a cui gli uomini non si sono mai sentiti completamente a loro agio. 
Gli specchi d'acqua di qualsiasi genere venivano considerati dai Celti "porte" che mettevano in comunicazione il mondo dei vivi e l'Altromondo. Ecco uno dei motivi per i quali l'ontano è associato a un'idea di passaggio verso mondi spirituali e viene anche considerato un simbolo di resurrezione, perché le sue gemme crescono a spirale, indicando il cammino evolutivo verso una crescita interiore ed esteriore. 
L'ontano, insieme alla betulla e al frassino, è uno dei primi alberi che colonizzano il territorio. Le sue foglie rimangono inoltre verdi fino alla caduta, non ingialliscono. 

Fonti:
- Il vischio e la quercia, Riccardo Taraglio
- Lo spirito degli alberi, Fred Hageneder
- Florario, Alfredo Cattabiani

giovedì 25 agosto 2016

I Tarocchi come percorso iniziatico dell'anima

Abbiamo visto e appreso come i Tarocchi costituiscano un libro a fogli staccati e della loro importanza, ora è giunto il momento di addentrarci nei significati nascosti e nel percorso iniziatico suggeritoci dalle carte, intraprendendo il sentiero che dal Bagatto (I) ci condurrà fino al Mondo (XXI), chiudendo il cerchio della ruota con Il Matto (0).
Le seguenti nozioni non saranno di facile comprensione, tuttavia sono di grande importanza per chi si accinge a studiare i Tarocchi, poiché, come scrive Oswald Wirth, sono le basi per riuscire a leggere tra le immagini e i simboli.
Anche l'origine etimologica dei Tarocchi suggerisce il percorso interiore dell'anima che attraverso i 22 Arcani Maggiori conosce se stessa. Va detto, tuttavia, che la derivazione certa della parola "Tarocco" non si conosce, pertanto si parla per supposizioni.
Nell'ipotesi di un'etimologia egizia si parte da TAR-ROSCH, dove TAR significa strada, mentre ROSCH vuol dire regale. Seguendo invece un'etimologia araba, si desume una derivazione da TARIQA, che esprime il percorso, lo svolgimento della vita. Altri collegamenti ci possono pervenire usando la formulazione suggerita da Guillaume Postel, il quale, scrivendo la parola TARO non in modo lineare, ma in modo circolare, apre nuove possibilità di interpretazione. Se si inizia a leggere la parola dalla lettera T e procedendo in senso antiorario, abbiamo TORA (torah), il libro sacro dei rabbini; se si parte dalla R leggiamo in senso orario ROTA, collegata sia alla ruota di Ezechiele che alla ruota buddista del Darma; partendo sempre dalla T, in senso orario, si ottiene TAROT, sinonimo dell'azoto dei saggi, l'inizio e la fine dalla A alla Z, dall'Alfa all'Omega dei greci, dall'Aleph alla Tau ebraica. Comunque sia, in tutte le formulazioni si può notare un movimento di circolazione rotatoria continua.

La ruota

Come abbiamo visto, fra gli Arcani Maggiori ce n'è uno che non ha numero, ovvero Il Matto. Per questo si tende a esitare, quando si deve assegnare a questa carta un posto nel gioco della ruota: non si sa mai se farla precedere a Il Bagatto o se porla dopo Il Mondo. Il Matto, dunque, si colloca tra l'inizio e la fine, dove rappresenta l'irrazionale e incomprensibile Infinito dal quale tutti noi proveniamo e al quale siamo destinati a ritornare.


La disposizione a ruota è di fondamentale importanza, poiché il cerchio così formato si divide naturalmente in due metà, ognuna delle quali comprende undici figure che, per stabilire gli accostamenti, è utile allineare su due file, come indicato nella figura seguente:


A questo punto, dobbiamo confrontare le figure da fila a fila. Con uno sguardo attento ci renderemo facilmente conto di come esse si corrispondano e di come si creino contrasti speculari da una fila all'altra. I più evidenti e importanti, secondo Wirth, sono quelli messi in evidenza dagli Arcani 1 e 0 (Il Bagatto e Il Matto), 7 e 16 (Il Carro e La Torre), 10 e 13 (La Ruota della Fortuna e La Morte), 11 e 12 (La Forza e L'Appeso).
Il Bagatto (1) è un uomo intelligente e abile, che sa esattamente quello che fa, mentre Il Matto (0) raffigura un insensato che procede a caso, senza sapere dove va. Il Carro (7), che porta un trionfatore, si trova sopra La Torre (16) dall'alto della quale precipitano due personaggi: in questo modo l'esaltazione del successo, nel Tarocchi, si accosta alla caduta catastrofica. La Ruota della Fortuna (10) sembra promettere una fortuna insperata, contrariamente a La Morte (13), che implica la minaccia di una fatalità ineluttabile. La Forza (11) contrappone la potenza realizzatrice all'impotenza de L'Appeso (12), che ha le braccia legate.
Il contrasto esiste in tutte le altre carte, anche se, forse, risulta essere meno evidente di quelle sopraelencate. In generale, comunque, deduciamo da tutto questo che ciascuna di queste due metà dei Tarocchi ha un significato contrapposto a quello dell'altra metà.
Superficialmente, attribuiremmo alla prima fila un significato positivo e alla seconda uno negativo, ma in realtà le carte vanno ben oltre questi due concetti. Non si parla in questo caso di positività e negatività, bensì di attività e passività.
I primi undici Arcani ci parlano di personaggi estremamente attivi, coscienti e autonomi, mentre gli undici seguenti denotano soggetti passivi, inconsci, sensitivi o impulsivi e privi di iniziativa.
Dato che, come abbiamo detto, gli Arcani Maggiori rappresentano un cammino iniziatico, possiamo affermare grazie ai Tarocchi che l'Iniziazione ha due strade, l'una maschile e razionale, l'altra femminile e mistica.
La prima via si basa sull'esaltazione del principio dell'iniziativa individuale, sulla ragione e sulla volontà. E' adatta al saggio, padrone di se stesso; egli conta solo sulle risorse della propria personalità. La seconda è esattamente il contrario. Invece di sviluppare ciò che ha in sè e di dare, il mistico si mette nello stato di ricevere.
Ognuna delle file dei Tarocchi è divisa in due parti uguali dagli Arcani 6 (L'Innamorato) e 17 (Le Stelle), che sono preceduti e seguiti da gruppi di 5 Arcani.
Wirth ci dice che in entrambe le vie iniziatiche (rappresentate dalle due file) si distinguono due fasi: la prima è la fase di preparazione e di studio, mentre la seconda è la fase dell'applicazione e della realizzazione. Ne deriva, dunque, il quadro seguente:


Osserviamo che, nell'iniziazione maschile, la teoria precede la pratica, mentre nell'iniziazione femminile si verifica l'inverso.
Per svolgere un'attività cosciente bisogna incominciare con l'acquisire le conoscenze che si riferiscono agli Arcani 1, 2, 3, 4 e 5. Quando l'istruzione è completata, una prova morale rappresentata dall'Arcano 6 permette, se superato con successo, di passare alle realizzazioni pratiche indicate dagli Arcani 7, 8, 9, 10 e 11.
Nel campo della passività, l'abbandono mistico si traduce immediatamente in opere raffigurate dagli Arcani 12, 13, 14, 15 e 16; poi, grazie alle influenze esteriori cui allude l'Arcano 17, si determina un'illuminazione progressiva, le cui fasi si riflettono negli Arcani 18, 19, 20, 21 e 0.
Ciascuno a suo modo, gli Arcani 6 e 17 stabiliscono un legame, da una parte tra l'apprendimento teorico e il lavoro applicato, dall'altra tra la pratica spontanea e il discernimento a posteriori.
I quattro gruppi di cinque arcani ciascuno hanno estrema importanza  e offrono la chiave della decifrazione del complesso dei Tarocchi.

Il primo gruppo di Arcani

La Papessa (2) e L'Imperatrice (3) corrispondono all'Imperatore (4) e al Papa (5). Questo gruppo di quattro Arcani si discosta dal Bagatto (1), cosa che ci porta a considerarlo in antagonismo con gli Arcani seguenti. Il Bagatto è la personificazione dell'Io, principio cosciente, punto di partenza di ogni iniziativa. La Papessa, L'Imperatrice, L'Imperatore e Il Papa comprendono due donne e due uomini investiti da funzioni laiche e religiose. I sessi dei personaggi simboleggiano l'induzione (femminili) e l'intellettualità (maschili). Infine, La Papessa e Il Papa rappresentano le scienze sacerdotali, metafisiche e astratte, mentre L'Imperatrice e L'Imperatore quelle reali, fisiche e concrete.

L'Arcano 6 (L'Innamorato) segna il passaggio dalla teoria alla pratica, dallo studio preparatorio all'applicazione. Collega il 5 al 7, mentre Il Carro (7) allude all'applicazione del sapere e delle qualità morali dell'iniziato ormai completamente istruito, raffigurato dal Papa (5). Un rapporto analogo esiste fra gli arcani 8 e 4, 9 e 3, 10 e 2, 11 e 1. Ogni volta, l'Arcano del secondo gruppo applica nella pratica ciò che l'Arcano omologo corrispondente del primo gruppo realizza solo in teoria. La fila passiva dei Tarocchi offre un'immagine invertita della fila attiva, quindi possiamo rifarci al seguente schema per stabilire le relazioni tra i 22 Arcani Maggiori:


Il secondo gruppo di Arcani

La dottrina del Papa (5) è applicata dal Carro (7), che percorre il mondo su un trono mobile. Questo ministro intelligente adatta l'ideale alle necessità pratiche.
L'esattezza matematica (L'Imperatore, 4) si traduce, nel campo morale, nella Giustizia (8). La scienza reale dell'Imperatore insegna a realizzare l'ordine, assicurando stabilità, equilibrio.
La scienza reale dell'Imperatrice (3) è coltivata dall'Eremita (9), che personifica il sapiente e scopre con estrema prudenza i misteri della natura.
La Ruota della Fortuna (10) promette riuscita nella vita pratica a chi sa applicare l'intuizione (Papessa, 2). Bisogna essere indovini per beneficiare dell'alternarsi della sorte.
La Forza (11) appartiene al Bagatto, che ha realizzato il suo programma.

Il terzo gruppo di Arcani

Il Matto (0), contrariamente al Bagatto (1), è un essere vuoto, il cui Io subisce senza controllo tutte le influenze esteriori.
Il Mondo (21) rappresenta il Grande Tutto che agisce su colui che è sensitivo, e lo rapisce in un'estasi passiva, contrariamente alla parte attiva svolta dalla Papessa (2).
Il Giudizio oppone la spontaneità dell'ispirazione agli studi laboriosi e pazienti comandati dall'Imperatrice (3).
Il Sole (20) è la fonte di quella luce spirituale che illumina l'artista e il poeta. L'illuminazione geniale è in antagonismo con la scienza reale e matematica dell'Imperatore (4), tuttavia l'arte obbedisce a regole rigorose e spesso deve rifarsi ai numeri.
La Luna (18) diffonde una luce incerta e ingannevole, come accade per l'immaginazione. Ciò si contrappone all'intellettualità e alla razionalità rappresentate dal Papa (5).

Il quarto gruppo di Arcani

Le Stelle (17) determinano la sorte dell'essere passivo che non ha saputo scegliere la propria via, come deve fare l'iniziato attivo rappresentato dall'Innamorato (6), chiamato a scegliere tra il Vizio e la Virtù.
Un'immaginazione esagerata, rappresentata dalla Luna (18) può dar vita solo a progetti stravaganti, la cui realizzazione porta solo a un insuccesso, raffigurato nella Torre (16). che allude alle futili imprese destinate a finire in modo contrario al trionfo (Il Carro, 7).
L'artista (Il Sole, 19) è adatto a praticare le arti occulte. Con i suoi incantesimi agisce sull'anima del mondo, e l'agente magico è simboleggiato dal Diavolo (15). Questo arcano contrappone il turbamento degli istinti irrazionali alla calma normale e logica della Giustizia (8).
L'ispirato (Il Giudizio, 20) non è ricettivo solo dal punto di vista intellettuale; se si applica, attira il fluido vitale e lo trasmette ad altri. Il fluido è quello raffigurato ne La Temperanza (14). Bagnarsi nelle onde di un oceano vitale è esattamente il contrario di ciò che fa l'Eremita (9), che si chiude nell'isolamento.
L'estasi (Il Mondo, 21) è collegata al potere di una nuova vita, che La Morte  (13) ha falciato. La Ruota e La Morte rappresentano rispettivamente la sorte fortunata e la fatalità della sventura.
L'Appeso (12) rappresenta l'essere che si sacrifica, rinunciando a se stesso a beneficio degli altri. La passività del Matto assume dunque un carattere sublime: egli realizza la Grande Opera, il cui compimento segna il termine della via mistica, mentre la via naturale conduce alla Forza (11).

Riepilogo dei post precedenti:
- Introduzione ai Tarocchi
- I Tarocchi: consacrarli, purificarli e interagire con loro

Fonti:
- Il libro completo dei Tarocchi, Luciana Pedirota, Emilia Stanghi
- I Tarocchi, Oswald Wirth

lunedì 22 agosto 2016

L'eco degli déi e dei Celti al Passo della Mezzaluna

Ci sono luoghi in cui il passato risuona ancora, più forte e prepotente del presente. Sono posti in cui la vita di popoli antichi è tangibile, vera, concreta, e la natura tutto intorno ne propaga l'eco, dandoci la possibilità di ascoltarla, sentirla e persino vederla.
Uno di questi posti si trova sul sentiero per il Passo della Mezzaluna, che attraversa il Bosco di Rezzo e in cui si trovano tracce degli antichi insediamenti pastorali della zona, la cui presenza è ben visibile nel Ciotto di San Lorenzo.
Ci troviamo nella provincia di Imperia, nella Valle Argentina, così ricca di mistero, magia e tradizioni. Qui, in Liguria, le antiche popolazioni vennero a contatto con i Celti e ne assorbirono usanze e cultura; la presenza celtica tra questi sentieri e in giornate nebbiose si fa prepotente, tanto che sembra di essere finiti in un tempo lontano, quando druidi, fate e divinità camminavano ancora sulla Terra. 
Il sentiero si inoltra nel bosco, dove faggi maestosi e noccioli sono i padroni indiscussi. L'atmosfera è surreale e un cartello avverte subito della presenza del lupo. 




Sopra di noi un tetto di foglie copre la vista del cielo, un fogliame così verde da sembrare uscito da una cartolina irlandese. 



Gli alberi sono alti, imponenti e non si può fare a meno di sentirsi piccoli al loro confronto. Quello di Rezzo è un bosco antico, suscita rispetto, tant'è che viene spontaneo abbassare il tono della voce quando si percorre il sentiero tra i faggi. Si dice che tra le radici di quegli alberi si nascondano le abitazioni di fate e spiritelli silvani, troppo timidi e timorosi della presenza dell'uomo per lasciarsi osservare, ma non per questo meno veri e reali.
Pietra-altare
Si prosegue in falso piano nella foresta fino ad arrivare là, in uno dei punti di maggiore interesse dell'intero sentiero. Il Ciotto di San Lorenzo è un posto davvero intriso di magia, l'energia che emana è tangibile, si sente sottopelle. Prima dell'arrivo dei Romani, ogni anno i pastori percorrevano questo sentiero per la transumanza e giungevano in questa depressione del terreno per spartirsi i pascoli alti del Passo della Mezzaluna, non prima di aver sacrificato un animale agli dèi. Quell'altare sacrificale è ancora lì, ricordo di tempi lontani, di timore reverenziale e rispetto verso quella natura che oggi deturpiamo senza pietà né scrupoli. E' ancora presente anche la coppella per raccogliere il sangue della vittima, con relativo canale di scolo. 
Poco distante dalla pietra-altare, un cerchio di pietre delimita l'area di riparo dei pastori e là, sopra la depressione del terreno, si ammira una pietrafitta, un antico menhir la cui datazione si è persa nel tempo e che serviva per le osservazioni astronomiche. 

Pietre disposte a perimetro (il cerchio di pietre)
E' una roccia alta due metri, larga sessanta centimetri e spessa dieci che oggi si presenta inclinata. Un tempo segnava l'azimut del sole al tramonto nel periodo del Solstizio invernale.

Il menhir
La nebbia avvolge tutto, rendendo l'esperienza ancora più mistica. I corvi imperiali osservano i nostri passi, gracchiando e volando intorno a noi, guardiani alati di un luogo ricco di storia e conoscenza che mi hanno riportato alla mente i corvi di Odino, Huginn e Muninn (Pensiero e Memoria). Impossibile non farsi sopraffare dalla magia del luogo, non lasciarsi trasportare dalla fantasia, e allora persino Avalon sembra reale in quel cerchio di pietre, a un passo da noi. Massi di  enormi proporzioni caduti dall'alto hanno permesso la costruzione di rifugi improvvisati, che hanno tutta l'aria di "capanne dello stregone". E poi la nebbia... avvolge tutto, persino i pensieri, aprendo l'immaginazione a un mondo che va oltre la materialità, sfiora il sensibile e proietta verso l'immateriale, l'intangibile e l'incredibile.

Dentro il cerchio di pietre
La capanna, un riparo improvvisato all'interno del cerchio.
Lasciato quel posto di rara bellezza con un senso di pace e comunione con la Natura tutta, si prosegue ancora nel bosco, che man mano diventa più cupo. E di nuovo il silenzio si impone, interrotto solo dai versi degli uccelli che avvertono il Bosco della nostra presenza. Tra quegli alberi lupo e cinghiale la fanno da padroni, si percorre il sentiero guardandosi intorno, alla ricerca di due occhi gialli in mezzo al fogliame. E lo si fa con il cuore in gola per l'emozione, cercando avidamente la loro presenza, come se fosse essenziale, come se la nostra anima avesse un atavico bisogno di scorgerli, per poi non dimenticarli mai più.



E infine, dopo qualche salita e attraversando praterie montane che aprono lo sguardo e il cuore, si arriva lassù, al Passo della Mezzaluna (1454 m.s.l.m.) . Gli occhi abbracciano l'immensità e ci si sente ristorati, sereni, accolti da Madre Natura come figli tornati ad amarla e a venerarla. 

Il Passo della Mezzaluna
L'erba dei pascoli è ormai secca, l'autunno sembra più vicino qui. E ancora voli di corvi ci rammentano che non siamo soli, che siamo chiamati a rispettare la bellezza tutto intorno e ad ascoltarla, comprenderla e farla nostra.
Dopo una sosta si riparte e si torna indietro, assaporando ogni passo che ci separa dalla civiltà cittadina che ci eravamo lasciati alle spalle. Si vorrebbe restare lì, dove il cielo si tocca con un dito e dove gli déi del passato parlano ancora. Ci si consola, però, con uno zaino alleggerito dopo aver consumato un pranzo al sacco, ma arricchito dalle esperienze indescrivibili e dalle emozioni avvolgenti della giornata, con la speranza di poterle rivivere presto. 

giovedì 18 agosto 2016

Lunario magico: Luna Piena del Grano



Nome: Luna Piena del Grano
Giorno: giovedì 18 agosto 2016
Ora di plenilunio: 11:28
Impulso lunare: ascendente
Transito lunare: Acquario
Dimora lunare: XXVI
Transito solare: Leone
Vuoto lunare: dalle ore 17:00 alle ore 21:00 di giovedì 18 agosto 2016.
Pianta del giorno: Grano e cipresso.
Energie: autostima, vitalità, salute, amicizia.
Rituali: amore, amicizia, passioni intellettuali, raccolto personale.


La Luna del Grano illumina i campi maturi, è tempo del raccolto e di mettere da parte con saggezza le provviste per l'inverno. Questo plenilunio ci invita a prendere esempio dal momento agricolo e naturale per iniziare a fare un bilancio di ciò che spiritualmente e personalmente abbiamo ricevuto quest'anno, ponendo lo sguardo verso l'inverno che sta per arrivare. Prepariamoci psicologicamente alla chiusura autunnale, alla fine di un ciclo e all'inizio di uno nuovo.
Il grano, a cui questa lunazione è dedicata, simboleggia ricchezza e abbondanza, che oggi abbiamo la possibilità di portare nelle nostre vite. Prendiamoci del tempo per liberare le nostre emozioni più profonde.
Anche l'impulso lunare di oggi ci suggerisce l'idea del raccolto: è tempo di nutrire la nostra anima e di rinforzarci, conservando il meglio di noi e ciò che ci rende quello che siamo.
Oggi potremmo essere più emotivi del solito, la Luna Piena inoltre porta con sè nuove e numerose idee, è possibile in questi giorni sentirsi in armonia nei confronti dell'ambiente e delle persone che abbiamo intorno, per cui sfruttiamo queste energie benefiche incanalandole verso qualcosa di positivo.
La Luna in Acquario è adatta ai rituali per l'amicizia, la libertà, le conoscenze scientifiche e per cambiare cattive abitudini. Si guariscono problemi del sangue e di polpacci e caviglie.
La dimora lunare di oggi è utile per attirare protezione su amore, amicizia e affari e per propiziare un matrimonio. Oggi, inoltre, possiamo operare per l'ambizione, la carriera, le finanze, la ricchezza, la  fortuna, la saggezza, la serenità, le relazioni sociali e gli onori. Il Sole transita in un segno di fuoco, per cui ci comunica che è il giorno giusto per occuparsi di ciò che ci appassiona sia a livello sentimentale che intellettuale. Oggi siamo audaci e coraggiosi e, se non lo siamo, possiamo occuparci di tutte quelle faccende che richiedono queste due caratteristiche, perché il transito solare ci aiuterà a trovare il coraggio e l'audacia necessarie dentro di noi. Possiamo inoltre operare per la salute intesa come forza vitale, per l'aumento di forza morale, l'autorevolezza, la protezione da individui dalla personalità dominante e da situazioni che impediscono una vita indipendente.



Fonti di riferimento per i dati raccolti:
- Il cerchio della luna
- Cronache esoteriche
- Le porte della Luna, Devon Scott
- Almanacco magico, Devon Scott
- Incantesimi con la luna, Diane Ahlquist

martedì 16 agosto 2016

I Tarocchi: consacrarli, purificarli e interagire con loro.

Abbiamo visto le caratteristiche principali e di base dei Tarocchi, conosciuto l'importanza degli Arcani Maggiori e degli Arcani Minori, ma prima di inoltrarci nel cammino iniziatico e conoscitivo delle diverse carte che compongono i Tarocchi, è bene parlare di alcune azioni preliminari da svolgere prima di utilizzarli.
Come già detto nella prima "lezione" di questo corso (se ve la siete persa, la trovate qui), se avete intenzione di imparare con serietà a leggere i Tarocchi, dovrete procurarvi un mazzo il più possibile tradizionale. Dopo aver scelto il vostro mazzo con cui cominciare, dovrete necessariamente consacrarlo. Tenete presente, anche, che periodicamente le vostre carte andranno purificate per allontanare ristagni di energia che possono essere dannosi, pericolosi e "sporcare" energeticamente le letture successive.
Andiamo dunque con ordine e vediamo come effettuare queste operazioni.

CONSACRAZIONE

Consacrare significa rendere sacro qualcosa attraverso un atto di dedicazione. Consacrando un oggetto, trasferiamo in esso una certa energia, che dipende dal tipo di uso che vogliamo fare di quel dato oggetto. 
La consacrazione del mazzo consente di stabilire un legame forte tra l'individuo e i suoi Tarocchi, eliminando ogni influenza proveniente dall'esterno. Ciò permette di aprire una strada verso cui dirigersi e dirigere le energie delle proprie carte e di chiuderne invece altre, dando un'impronta precisa al nostro percorso.
E' bene sapere che, una volta consacrato, il mazzo apparterrà completamente al soggetto, così come il soggetto apparterrà al suo mazzo. E' grazie alla consacrazione che i responsi delle carte potranno essere precisi e infallibili, poiché si instaura un legame profondo tra esse e la persona che le 
possiede. Per questo motivo, non è saggio far toccare le proprie carte ad altre persone, neppure quelle a noi più care: esse devono possedere la nostra energia e la nostra soltanto. Ovviamente, se il consultante è diverso dal possessore delle carte, può toccare per un istante la carta, giusto il tempo di scegliere quella che l'intuito gli suggerisce per la lettura, ma niente di più. Fate la massima attenzione nel custodire il vostro mazzo, siatene gelosi.
Il rito consacratorio permette al soggetto di entrare in contatto con i singoli simboli e sviluppare la sensitività e la sensibilità che consente di vedere oltre il piano materiale attuale.
Prima di consacrare il vostro mazzo, provvedete a purificare voi stessi, sia spiritualmente che materialmente. Pulite la mente dai pensieri negativi, alleggerite il vostro cuore dalle angosce e dai pesi che lo affliggono e riempitelo di serenità. Lavatevi con cura, magari immergendovi nell'acqua di un bagno purificatore in cui avrete messo del sale delle erbe di purificazione (lavanda, salvia, rosmarino...).
Vi sono molti modi di consacrare un mazzo di Tarocchi a seconda della cultura dei diversi luoghi, ma il metodo più antico e più concreto è quello di consacrare il mazzo ai Quattro Elementi. 
Non esistono metodi giusti e metodi sbagliati, esiste ciò che è più adatto a voi, per cui meditate a lungo su come svolgere il rituale, quando e a chi/cosa dedicarlo. C'è chi dedica i propri Tarocchi a una Divinità, chi li consacra alla Luna... insomma, sentitevi liberi e seguite l'istinto, stando però molto attenti a ciò che sceglierete.
Entrate in comunione con i simboli di ogni carta già da giorni prima, sfogliando i vostri Tarocchi, tenendoli in mano e osservandone i dettagli. Potete svolgere la consacrazione in Luna Piena, momento energetico molto forte.
Quando sarà giunto il momento, ponete il mazzo a faccia in su sopra un panno pulito, possibilmente bianco, e tracciate il cerchio sacro intorno a voi. Procuratevi delle candele, dell'incenso possibilmente in grani, del sale e dell'acqua, ponendoli nelle Quattro Direzioni corrispondenti (Incenso = Aria = Est, Candela = Fuoco = Sud, Acqua = Acqua = Ovest, Sale = Terra = Nord).
Passate quindi le carte una a una e da entrambi i lati su questi simboli fatti materia partendo da Est (incenso) e procedendo in senso orario, assicurandovi di fare tutto molto lentamente e avendo cura di non trattenere né avvicinare troppo le carte sulla fiamma delle candele per evitare di bruciarle. Spruzzatele di acqua e mettete su ognuna pochi granelli di sale grosso. Carta per carta, pronuncia late seguente formula rituale concentrandovi:

"Io ti consacro nel nome di ........ e mi impegno a utilizzarti esclusivamente a scopi benefici e per il bene del prossimo."

Riponete poi la carta girata verso il basso a fianco del mazzo e ripetete l'operazione per le rimanenti 77 carte. Una volta che il mazzo si sarà ricomposto sul piano di lettura, intingete il dito nell'acqua benedetta e tracciate sul dorso del mazzo il simbolo del pentacolo, poi mescolatelo per 7 volte. Tagliatelo in due mazzetti e invertitene l'ordine, poi riponete il mazzo in una stoffa chiara o in una custodia realizzata da voi, prendetelo con entrambe le mani e ripetete un'ultima volta la formula rituale.
Queste sono le indicazioni generali, ma potete modificare il rituale in base al vostro intuito, seguendo l'istinto e ciò che esso vi suggerisce. L'importante é che vi poniate con un atteggiamento di profondo e sentito rispetto, poiché non state parlando con oggetti inanimati, ma con simboli che vi guideranno e vi accompagneranno per sempre. E' bene anche precisare che non dovete avere paure né timori, fate tutto con la massima tranquillità, aprendo il vostro cuore e sintonizzando la vostra anima sull'azione che state svolgendo.
Una volta conclusa la consacrazione, fate in modo di portare con voi il mazzo mettendolo in borsa, sul comodino alla sera, perché possiate entrare in simbiosi con i simboli che le carte riproducono.
A questo punto riservate alcuni minuti della giornata per impararne ciascun simbolo che essi nascondono e meditate su di esse ogni volta che ne avete la possibilità. Scoprirete che apriranno la vostra mente a nuovi livelli di conoscenza, permettendovi di percorrere un cammino importante di crescita. 

PURIFICAZIONE E PROTEZIONE

Come abbiamo visto, ogni oggetto ha in sé delle energie. Alcune di queste sono intrinseche all'oggetto, basti pensare ai cristalli e alle erbe; altre, invece, vengono assorbite da esso dall'ambiente circostante, dalle persone con le quali viene in contatto e dalle circostanze. Purtroppo non sempre le energie sono in armonia con l'oggetto, spesso finiscono per alterarne la vibrazione, motivo per cui è necessaria una purificazione attenta e periodica.
E' bene tenere presente che ogni mazzo di Tarocchi ha di per sé una sua energia, una sorta di "impronta" datagli da chi lo ha ideato, disegnato e realizzato, per questo motivo bisogna sceglierlo con cura, senza farsi trasportare troppo dalla bellezza estetica. Dovete essere in grado di interagire con le energie e le vibrazioni del vostro mazzo, lasciandole fluire in voi e imparandone il linguaggio, sentendolo affine al vostro modo di vedere le cose.
Per la purificazione, possiamo basarci sul rito di consacrazione. Se sentiamo che le carte sono molto sporche e hanno accumulato molta energia negativa, purifichiamole una per una come per la consacrazione, servendoci dell'aiuto dei Quattro Elementi.
Se volete, potete bruciare delle erbe purificatrici essiccate (elemento Terra) in una conchiglia (Acqua): il fumo rappresenterà l'Aria e il fuoco il suo elemento, richiamando così in un solo gesto tutta la potenza dei Quattro Elementi e delle Quattro Direzioni.
Se, invece, il mazzo non presenta ristagni così importanti,  è sufficiente passarli sui fumi di un incenso, il migliore e maggiormente consigliato è lo Smudge Stick di salvia, erba purificatrice per eccellenza.
Un altro rito che può andare bene per ripulire superficialmente le vostre carte è il seguente.
In una notte di Luna Piena, accendete un incenso per la purificazione, passate fra i suoi fumi il mazzo, immaginando che questi lo ripuliscano da ogni impurità, quindi legatevi sopra e sotto delle foglie di alloro e salvia e mettetelo nel suo sacchettino. Se avete anche una scatola in cui riporlo mettetelo nel cofanetto, lasciandolo aperto. Passate tutto nuovamente tra i fumi dell’incenso immaginando che i suoi fumi purifichino tutto, quindi mettete il cofanetto aperto su un davanzale , esponendolo ai raggi della Luna. Il mattino seguente ritirate il mazzo.
Una volta purificato il mazzo potrebbe assorbire nuovamente energie disarmoniche dovute alle persone che verranno a farvi visita, anche solo incidentalmente, o a emozioni negative dovute a eventi accaduti nella vostra casa. E’ bene, dunque, proteggere il mazzo il più possibile, per questo è tradizione avvolgerlo in un panno o riporlo in apposite borsette che, servendosi delle vibrazioni dei colori o di disegni e decori, possano proteggere il mazzo dalle influenze ambientali grazie alle loro energie positive. Solitamente si usa il cofanetto per proteggere il mazzo tra le mura domestiche, mentre la custodia (o sacchetto) viene sfruttato per la sua praticità durante il trasporto delle carte. Sarebbe opportuno, inoltre, procurarsi un tappetino di un tessuto naturale e di un colore possibilmente neutro su cui effettuare le letture. Il telo, infatti, serve a isolare le carte dal piano d'appoggio, che spesso è un tavolo su cui siamo abituati a svolgere diverse attività e che, per questo motivo, trattiene energie che non dovrebbero entrare a contatto con il vostro mazzo di Tarocchi, a meno che non si tratti del vostro altare.
Per favorire la protezione dei Tarocchi e mantenerli puliti più a lungo, possiamo affidarci ad alcuni semplici rimedi naturali, scegliendo quello che più ci aggrada.
Pietre e cristalli vengono in nostro aiuto, così come i sacchettini di erbe cuciti da noi. Tra i minerali, si consiglia l'introduzione di un quarzo ialino all'interno del contenitore dei nostri Tarocchi: lo terrà protetto e assorbirà le energie negative senza che esse intacchino le carte. Ricordatevi, tuttavia, di purificare e riprogrammare spesso il quarzo o il cristallo che avete scelto, altrimenti la sua funzione benefica verrà vanificata una volta che esso risulterà saturo di negatività.
Stesse regole valgono per i sacchettini di erbe: se potete, assicuratevi che le piante da voi scelte siano state raccolte in luoghi con energia positiva e realizzatelo da voi, cucendolo e scegliendo le erbe che più vi sembrano adatte (salvia, rosmarino, lavanda e alloro sono tra le più consigliate). Ovviamente dovremo sostituire il sacchettino periodicamente con uno nuovo, all'incirca due volte l'anno.
Un altro metodo può essere quello di inserire dentro il cofanetto/sacchettino dei Tarocchi una piccola Orgonite: essa accumulerà le negatività, rilascerà energia positiva e potrà semplicemente essere ricaricata alla luce del sole.

INTERAGIRE CON LE CARTE

Per sviluppare le proprie capacità e affinare l'intuito, sarebbe opportuno lavorare con le carte, maneggiarle, riflettere sul loro significato fin da subito, anche senza averle studiate.
La sera accendete un incenso divinatorio, stendete il tappetino da divinazione e guardate ogni Arcano. Associate a ognuno di essi un aggettivo o una parola che, in qualche modo, la descriva. Scrivete le vostre impressioni e tutto ciò che la carta vi suggerisce in un quaderno: in futuro potrebbe tornarvi utile riconsultare ciò che avete scritto e confrontarlo con quanto imparato.
È importante prendere confidenza con il mazzo di carte, invitandolo a parlarci. Possiamo stendere le carte secondo combinazioni inventate da noi, osservando il modo in cui ogni carta sembra parlare in relazione alle altre. Ricordiamoci che i Tarocchi non vanno considerati singolarmente, ma nell'insieme: le carte parlano se messe a confronto le une con le altre, quindi è bene imparare fin da subito a scorgere analogie tra di esse.
Per prendere confidenza con il mazzo, possiamo anche mescolarlo e riordinarlo numericamente, questo servirà ad imprimergli la nostra energia e a imparare i nomi e la numerazione delle carte a memoria.
Un altro metodo per “addomesticare” il mazzo ed entrarci in confidenza, potrebbe essere quello di estrarre una carta al giorno. A fine giornata riprendete in mano la carta che avevate estratto al mattino e riflettete su ciò che essa voleva insegnarvi, comunicarvi.

Fonti:
- http://figlieluna.altervista.org/mazzo.htm
- http://www.leggere-i-tarocchi-per-crescere.com/consacrazione-tarocchi.html
- http://www.bethelux.it/tarocchipersonali1.htm
- http://www.cronacheesoteriche.com/CronacheEsoteriche/corso_PurificaTarocchi.jsp
- http://www.ildestino.it/purificazione.html
- http://www.wikihow.com/Read-Tarot-Cards

giovedì 11 agosto 2016

Introduzione ai Tarocchi

Tra tutti i metodi divinatori, quello dei Tarocchi è forse il più approfondito, famoso e, talvolta, anche temuto.
L'origine dei Tarocchi si perde nella notte dei tempi. Per alcuni provengono dalla Cina, per altri dall'antico Egitto, dalla Cabala o dall'Alchimia. Non mi dilungherò sulla parte storica, poiché essa è reperibile ovunque e in qualunque sito sul web.
Sebbene siamo spesso abituati a pensare a queste carte associandole a sedicenti indovine di Luna Park, banalizzandole anche, i Tarocchi costituiscono uno strumento potente, da maneggiare con cura e saggezza. E' innegabile l'energia che emanano, la potenza che trapela dai simboli riportati su carta, ma questi non devono spaventarci, bensì spronarci a conoscerli meglio. Il tipo di approccio che bisogna avere con i Tarocchi è di rispetto, innanzitutto, ma anche di umiltà e introspezione. Sì, perché leggere i Taorcchi non significa semplicemente sbirciare nel futuro di un amico: significa entrare in contatto con la propria anima e quella altrui, affrontare le proprie paure a testa alta, saper guardare alla realtà delle cose con umiltà ed essere pronti a percorrere un cammino di crescita personale e spirituale.

I Tarocchi, di fatto, costituiscono nel loro complesso un trattato di alta filosofia esposto per immagini.
Sono considerati come un libro esoterico a fogli staccati che ci è pervenuto attraverso i secoli e per apprezzarli è necessario studiarli in modo approfondito. Essi, infatti, parlano solo a coloro che hanno imparato a comprenderli.
I Tarocchi ci insegnano a immaginare nel modo giusto, con l'aiuto di un autentico alfabeto dell'immaginazione. La difficoltà nell'impararli sta nel fatto che siamo ormai disabituati a immaginare e a leggere e a decifrare i simboli, la nostra anima ha disimparato, ed ecco che, quindi, dobbiamo riappropriarci di questo linguaggio arcano e nascosto. Con i Tarocchi non ci si improvvisa indovini, anche se si è dotati di facoltà divinatorie innate, poiché esse rendono servizi autentici soltanto quando vengono coltivate. La divinazione è un'arte che ha le sue regole come ogni altra arte, e se i Tarocchi devono essere lo strumento di tale arte, è indispensabile che questo strumento delicato sia maneggiato da un artista.

I Tarocchi sono composti di di 78 carte, suddivise in due categorie; la prima è composta da 22 carte chiamate Arcani Maggiori (dette anche Trionfi o Energie), la seconda comprende le rimanenti 56 carte, chiamate Arcani Minori. Questa seconda categoria si divide in quattro serie, o Semi, di 14 carte ciascuna. Gli emblemi distintivi delle serie sono: Bastoni, Coppe, Spade e Denari. Ogni serie comprende dieci carte numerali, a partire dall'Asso (numero Uno) fino a Dieci, più quattro figure: Re, Regina, Cavaliere e Fante.
Il termine arcano viene usato per indicare un segreto di grande importanza, oppure un mistero, qualcosa di occulto e difficilmente conoscibile. Per questo motivo le carte dei Tarocchi sono definite "Arcani": le loro misteriose figure nascondono infiniti significati simbolici.
Dato che gli Arcani Maggiori, come abbiamo visto, sono 22, sono stati spesso posti in relazione con la Cabala ebraica. Altrettante, infatti, sono le lettere dell'alfabeto ebraico. Inoltre, per la numerologia cabalistica, il 22 rappresenta un numero magico.
I Tarocchi sono composizioni simboliche, concepite per uno scopo ben diverso dal gioco. Sebbene sotto la definizione di "Tarocchi" rientri il mazzo intero delle 78 carte, va precisato che in realtà questo nome si riferisce ai soli Arcani Maggiori, numerati e nominati come segue:

0 - Il Matto
I - Il Bagatto
II - La Papessa
III - L'Imperatrice
IV - L'Imperatore
V - Il Papa
VI - L'Innamorato
VII - Il Carro
VIII - La Giustizia
IX - L'Eremita
X - La Ruota della Fortuna
XI - La Forza
XII - L'Appeso
XIII - La Morte
XIV - La Temperanza
XV - Il Diavolo
XVI - La Torre
XVII - Le Stelle
XVIII - La Luna
XIX - Il Sole
XX - Il Giudizio
XXI - Il Mondo

Gli Arcani Maggiori rappresentano simbolicamente la vita dell'Uomo e sono considerate le carte più antiche pervenute fino ai giorni nostri.

Gli Arcani Minori non sono meno importanti dei Maggiori. Ogni seme corrisponde ai quattro Elementi pitagorici.

Bastoni = Fuoco
Il Fuoco è l'agente trasformatore delle cose destinate a perire e quelle che devono nascere. E' la rigenerazione, rappresenta il Sole sulla Terra, è energia, luce, calore. Paracelso affermava che il Fuoco è uguale alla vita. E' l'energia che produce e distrugge. Dunque il seme dei Bastoni, per la sua analogia con l'elemento Fuoco, rappresenta il progresso, l'iniziativa, il dinamismo, l'energia, la creatività, l'attività manuale, sopratutto quella legata alle fonti di energia.
Coppe = Acqua
I significati dell'Acqua si possono riassumere in tre temi dominanti: sorgente di vita, mezzo di purificazione e centro di rigenerazione. 
Le acque rappresentano la totalità delle manifestazioni. Simbolo universale di fertilità e fecondità, l'Acqua è usata anche nei riti di iniziazione. Nonostante le sue virtù, appartiene al mondo della materia e mai al mondo metafisico. Al seme delle Coppe sono attribuiti dunque l'amore, il piacere e la gioia. Indicano i sentimenti profondi dell'anima, i ricordi, la memoria, il passato. La Coppa, in periodo romanico, è stata identificata con il cuore. 
Spade = Aria
L'Aria è un elemento mobile, inafferrabile e inarrestabile. E' il simbolo della comunicazione, non si ferma, non si concentra, è l'intelligenza che si rinnova e agisce, perciò è considerata forza maschile attiva. L'aria è associata all'alito vitale, alla parola, al vento, allo spazion ealla luce, alle tempeste, al volo e agli odori. E' il segno dell'indipendenza e della libertà, è il soffio necessario alla vita, il mondo sottile, la possibilità di espansione. Il seme delle Spade rappresenta la comunicazione, la lotta per l'indipendenza, la fierezza, ma anche l'autorità, lo spirito aggressivo. 
Denari = Terra
La terra indica tutto ciò che è concreto e stabile, che sopporta qualsiasi peso. La Terra è indistruttibile, è la base per fecondare. In essa si sommano tutti i principi passivi, appartiene al genere femminile. Il seme dei Denari  indica tutto ciò che, come la Terra, è materiale, dalle proprietà terriere agli immobili, al denaro. I Denari rappresentano l'impegno concreto, uno studio approfondito, le ricerche biologiche, la geologia. Sono il segno dei mercanti e dei commercianti, ma anche di coloro che hanno una forte resistenza passiva.

Le molteplici letture possibili dei simboli dei Tarocchi dipendono dal tipo di approccio alle carte (esoterico, astrologico, cabalistico ecc.), ma poiché le varie interpretazioni sono complementari, per comprendere il significato di una carta bisogna considerarle tutte. Naturalmente, l'analisi dei simboli finisce per essere molto complessa, ma ciò non deve sorprendere: gli Arcani sono la sintesi di simboli impiegati da molte culture, in differenti luoghi, nel corso di millenni. Attraverso l'analisi delle figure dei Tarocchi di Marsiglia (il mazzo più tradizionale) si è giunti alla conclusione che i disegni degli Arcani non rispondono a semplici motivi artistici, ma piuttosto costituiscono una sintesi delle teorie sviluppate da diverse correnti filosofiche, culturali e occultistiche.
Il ricco simbolismo dei Tarocchi ha dato origine a una serie infinita di speculazioni sulla sua origine, dato che in essi si fondono, tra gli altri temi, immagini bibliche, elementi naturali, costellazioni zodiacali, motivi astrologici, allegorie medievali e riferimenti alla mitologia classica e a quella scandinava. 
Alcuni simboli, poi, si ripetono in diversi Arcani, come i seguenti.
- Acqua. Rappresenta l' "oceano primordiale" da cui sorge la terra; è considerata uno strumento di purificazione e rigenerazione.
- Ali. Sono simbolo di ascensione e spiritualità. Per gli antichi Greci rappresentavano l'intelligenza, per i cristiani lo spirito.
- Angelo. E' il messaggero del divino; il suo ruolo appartiene al campo dello spirito e dell'intelletto.
- Animale. Come archetipo, l'animale rimanda alle potenze istintive e alla sfera subcosciente. Inoltre, è il simbolo dei principi e delle forze cosmiche.
- Barba. E' un attributo della virilità, del coraggio e dell'autorità. Se chi la porta è di età matura, rappresenta saggezza e autorità spirituale.
- Bastone. E' il vincolo verticale tra il cielo e la terra, l'asse del mondo, il simbolo dell'autorità.
- Cappello. Indica la ricezione di energie superiori e simboleggia i pensieri della persona che lo indossa. E' anche un simbolo di protezione.
- Collare. Rappresenta l'unione cosmica fra tutti gli esseri e l'appartenenza dei loro diversi stati a un'essenza comune.
- Colonne. Raffigurano i due pilastri laterali (l'Amore e la Forza) dell'Albero della Vita. Trovarsi tra le colonne significa occupare una posizione importante nel cosmo.
- Fiore. Per la sua forma quasi circolare è associato all'idea del centro, e quindi all'anima; per la sua essenza simboleggia la fugacità delle cose.
- Mantello. Rappresenta la capacità di nascondersi e di sapersi isolare dalle correnti di pensiero dominanti.
- Nudità. Viene collegata all'abbandono dei beni materiali; è anche simbolo di candore e purezza.
- Ruota. Suggerisce la perfezione dello spirito. Immagine sia del movimento che dell'immobilità.
- Scettro. E' il simbolo della fertilità e del dominio, del potere e dell'autorità.
- Spada. Rappresenta la libertà, la forza e il potere della persona che la sfodera.

Questi sono solo alcuni degli esempi, generali e basilari, per iniziare a comprendere il linguaggio con cui sono stati "scritti" i Tarocchi, ed è bene impararli e tenerli a mente quando ci si imbatte nelle varie carte durante una lettura. 
Esistono diversi mazzi di Tarocchi in commercio, scegliete pure quello che più sentite affine a voi, ma è bene precisare che per cominciare sarebbe opportuno imparare a leggere un mazzo classico.
Tra i mazzi tradizionali ricordo:
- Tarocchi Marsigliesi: come indica il nome, sono francesi e da questi hanno preso forma altri mazzi successivi. Risalgono circa agli inizi del 1700.
- Tarocchi dei Visconti: risalgono circa al 1450 d.C. Con ogni probabilità hanno dato origine alla versione che conosciamo dei Tarocchi Marsigliesi.
- Tarocchi Rider-Waite: è forse il mazzo più diffuso al mondo. Risale al 1909.

Nota:
Come ho già avuto modo di dire più volte, ho aperto questo blog per condividere i miei studi, le mie passioni e le mie conoscenze. Dato che so che in molti non hanno la possibilità di acquistare libri, ho deciso di mettere a disposizione dei brani di quelli che ho in casa e che ho accumulato con gli anni per rendere fruibili a tutti le informazioni.
Mi sono interessata ai Tarocchi da poco, quindi spero che questo che ho iniziato oggi possa essere un cammino da fare in vostra compagnia, crescendo insieme. Per questo "corso" di Tarologia mi baserò essenzialmente sulle informazioni trovate in tre testi: 
- I Tarocchi, di Oswald Wirth
- Il grande libro dei Tarocchi, a cura di Giordano Berti (Fabbri Editori)
- I Tarocchi. Come leggerli, come interpretarli, come meditarli, di Antonia Mattiuzzi.

martedì 9 agosto 2016

Tutto quello di cui ho bisogno

Ci sono luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato, dove le regole dell'uomo e le sue necessità moderne sembrano perdere ogni importanza. 
Esistono posti in cui l'anima si riposa e si ritrova, il corpo si rigenera e la mente viene avvolta da nuvole di pensieri.
Mi è successo poche volte di provare queste cose sulla mia pelle, momenti preziosi che finisco per custodire nel mio cuore. In questo caso, quel posto magico, antico e potente nella sua sacralità l'ho trovato durante una piccola vacanza in Garfagnana, in Toscana, più precisamente nella bellissima Isola Santa.
E' incredibile, davvero, come niente abbia più importanza davanti alla semplice bellezza di quella natura così rigogliosa, dove la Vita scorre in ogni cosa, tutto intorno a noi.
Il vento tra le foglie degli ontani, le fronde dei noci, le tenere nocciole non ancora mature sugli alberi, una timida rana nascosta nell'ombra... tutto parla, tutto ha una voce, pronta a parlare al cuore di chi ha imparato ad ascoltare.
Seduta lì, sulle rive del torrente freddo come il ghiaccio, mi sono messa in ascolto.
Lo scroscio dell'acqua era un balsamo per l'anima, e il verde... oh, già solo quello bastava a ritrovare la serenità perduta! Non c'erano più le preoccupazioni, il volto si è disteso in un sorriso autentico, vero, che credevo di non riuscire più a disegnare con i miei lineamenti. Gli occhi e il cuore si riempiono di tanta bellezza, ci si vorrebbe affogare, per portarsi dietro un pezzetto di quella felicità e di quella splendida magia anche nella quotidianità, nella vita frenetica e cittadina di tutti i giorni.
Le mani a contatto con l'acqua gelida si intorpidiscono all'istante, come quando si tocca la neve in inverno. E quella stessa acqua parla, ha memoria, racconta di cicli antichi come il mondo, e rigenera, ritempra, dona forza e vigore là dove c'erano stanchezza e dolore. E' un'acqua potente, pur scorrendo delicata e lenta verso la valle, ha una dolcezza disarmante, e porta gioia di vivere. La pelle emersa da quell'acqua profuma di sottobosco, di humus, e ci si sente inevitabilmente spiriti arborei anche noi, liberati finalmente dalle pesantezze, dai pensieri.
E poi lì, di nuovo seduta sulla riva del torrente, ecco un piccolo dono, un ramo di ontano che sembra sussurrare: "Raccoglimi, portami con te". E obbedisco, quasi inconsapevolmente. 
Trascorrendo lì minuti preziosi che vorrei si trasformassero in giorni, mesi, anni, non mi è difficile immaginare i pensieri che passavano per la mente all'uomo di un tempo.
Non è difficile comprendere i cicli della vita a cui nell'antichità si sono dati nomi di dèi e tutto appare chiaro, cristallino come l'acqua. Le foglie sui rami di alberi alti, forse secolari, cadono al suolo a formare un manto morbido e fertile. Alcune cadono in acqua, trasportate dalla corrente. Il terreno è nero, succulento, preparato da quelle stesse foglie che fino a poco fa erano sui rami più alti degli alberi e che ora sono mangiate da insetti, trasformate da microrganismi e porteranno nuova vita. Su quegli stessi alberi, che affondano le radici non nella terra, ma nell'acqua, esistono città di insetti brulicanti e operosi. E poi, più su, il cielo, sfiorato da dita nodose colore del legno che sembrano voler afferrare scampoli di azzurro e fiocchi di nuvole per portarli un po' qui, sulla Terra.
L'abbraccio della natura è caloroso, accogliente, sembra dire: "Non ti serve nient'altro, qui hai tutto quello di cui hai bisogno. Chiedi agli alberi, ai fili d'erba, all'acqua e alle montagne ciò che vuoi, loro ti ascolteranno e ti guideranno. Bentornata a casa, anima antica".
E io a casa ci sono tornata, mi ci sono sentita. E anche se adesso sono a chilometri di distanza da quel luogo meraviglioso che ha saputo regalarmi tanto e donarmi pensieri nuovi e rigeneranti, ho chiuso in un cassetto del mio cuore quelle sensazioni e di tanto in tanto le tiro fuori pian piano per provarle ancora e ancora. La gioia, quando la trovate, va indossata come un vestito sempre nuovo. Chiudetela pure in un cassetto, ma tiratela fuori all'occorrenza, riempitevi gli occhi dei suoi colori e mettetevela addosso, ricordandovela, cucendovela sulla pelle, perché ne vale davvero la pena.